Cosa vedere a Genova in 2 giorni
Last Updated on 15 Febbraio 2022 by Simona Viaggia Come Il Vento
Prima di arrivare a Genova una cosa sapevo per certo: se fossi salita sulle alture della città avrei potuto godere di una vista meravigliosa da Ponente a Levante. Quello che però ancora non immaginavo è che avrei passato i miei giorni con il naso all’insù per ammirare edicole votive agli angoli dei palazzi nel quartiere Prè, torri bianche che svettano come fari sulle gallerie o balconi riccamente decorati in Via XX Settembre. Ecco, solo dopo il mio arrivo ho scoperto che Genova va vissuta con lo sguardo rivolto in alto!
Cosa vedere a Genova
Il quartiere di Pré
Atterriamo a Genova a mezzogiorno di un soleggiato ferragosto. Il nostro hotel è vicinissimo alla stazione Principe ed il volabus che collega l’aeroporto alle stazioni ferroviarie di Brignole e Piazza Principe è la perfetta soluzione per noi. L’autobus procede parallelamente all’immenso porto. Chilometri e chilometri di banchine affollate da container colorati ed enormi gru. Stiamo attraversando il cuore commerciale di Genova con le sue storie di camalli!
Il tempo di lasciare i bagagli e siamo già per strada in direzione di Galata – Museo del Mare. Non abbiamo molti giorni e vogliamo goderci quanto più possiamo della città. Proprio dietro di noi c’è la salita San Paolo. E’ un tuffo immediato nel cuore popolare della città. Siamo nel quartiere di Prè, un quartiere popolare e multietnico con centinaia di viuzze strette e lingue diverse che si intrecciano. Un gran mix di colori e odori, tra cucina zeneize e spezie di paesi lontani. Proprio all’inizio della stradina si incontra subito una famosa osteria genovese, La Commenda, ed un po’ più giù un ristorantino sudamericano riflesso delle diverse anime del quartiere.
La salita si apre nella Piazza della Commenda dove ci appare in tutta la sua bellezza la Commenda di Prè, un gioiello medievale con le sue arcate in pietra nera ed il maestoso campanile. La Commenda è un complesso costruito da due chiese sovrapposte e da un ospedale-ostello che ospitava pellegrini e crociati in partenza per la Terra Santa.
Oggi ospita un museo teatro il cui obiettivo è quello di veicolare un messaggio di interculturalità, proprio in nome del suo antico passato di accoglienza di genti diverse.
Di qui dovremmo proseguire per Via Gramsci ma imbocchiamo Via Prè. Un signore sudamericano dietro di noi ci dice in spagnolo che è meglio non infilarci in quella strada ma proseguiamo. Mi inquieta un po’ questo monito ma si tratta di uno dei caruggi storici di Genova, il prolungamento della più famosa Via del Campo, e tutto sommato sono appena le due del pomeriggio e penso che non potrà essere più pericolosa delle tante stradine percorse nei miei viaggi nelle grandi città.
Sono nel ventre di Genova, quello che cantava De Andrè. Quello di Via del Campo o de La Città Vecchia. Ma non trovo i personaggi cantati da Faber, le prostitute o i quattro pensionati a cercare la felicità in un bicchiere, non ci sono nemmeno vecchie botteghe. Il caruggio ha più l’aspetto di un suq con i suoi negozi più o meno etnici, tanto sporco e degrado. Probabilmente oggi De Andrè continuerebbe a raccontare di questi vicoli ma gli ultimi delle sue canzoni sarebbero diversi.
Mi piacerebbe dirvi che ho percorso questa via con leggerezza ma non è così e sinceramente me ne dispiace perché questo caruggio qua e là strega con quelle che sono vere e proprie opere d’arte: quelle edicole votive che mi hanno fatto camminare con lo sguardo all’insù per tutta Genova. Lasciano senza parole questi tabernacoli agli angoli dei palazzi ormai scrostati in cui sono collocate sculture di madonne e santi. Guardandoli non puoi non pensare alla magnificenza di un tempo! Motivo per cui ritengo si tratti comunque di una via da visitare, evitando magari le ore serali.
Galata ed il Porto
Prendiamo una degli stretti vicoli che intersecano Via Pré per raggiungere la darsena. Quello davanti a noi è il primo assaggio del porto di Genova con le sue barche a vela, i piccoli pescherecci e soprattutto il sommergibile Nazario Sauro che è parte integrante del Museo del Mare, visitabile pagando un extra.
La banchina antistante Galata è un piccolo museo a cielo aperto che racconta attraverso pannelli esplicativi e gru portuali il glorioso passato cantieristico e portuale di Genova. Ci fermiamo ad osservare il panorama davanti a noi prima di entrare nel museo. Già quello meriterebbe una passeggiata fino a qui!
Nell’atrio del museo un faro fanale di 10 metri di un bel colore rosso e bianco ci catapulta subito in un mondo di barche e marinai. Mi viene quasi voglia di indossare la bella cerata gialla in vendita nel bookshop prima di cominciare l’avventura alla scoperta di secoli di mari solcati. E sì, cari amici miei, ammetto candidamente che sia a Galata che all’Acquario mi ha colta un entusiasmo di bambina!
Il museo è un racconto del binomio uomo mare. Un binomio inscindibile quando si parla della Superba. Il piano terra è una finestra sulla storia del Porto di Genova e del suo più famoso figlio: Cristoforo Colombo. Ma accanto all’armeria si può già sognare di mari solcati con una galea in scala 1:1.
Le parti più interessanti di Galata sono senza dubbio il secondo piano con la zattera autogonfiante su cui Fogar e Mancini trascorsero 74 giorni alla deriva dopo l’affondamento della loro imbarcazione e la sala della tempesta dove, grazie alla realtà virtuale e ad una piattaforma mobile, si può vivere l’esperienza a bordo di una scialuppa di salvataggio nel mezzo di una violenta tempesta a Capo Horn ed il terzo piano dove si racconta la storia delle emigrazioni degli italiani e le nuove migrazioni.
La sezione MEM, Memoria e Migrazioni, ricostruisce una Genova di fine ottocento, città di confluenza per tutti gli italiani alla ricerca di un futuro migliore oltreoceano, e racconta il loro viaggio a bordo di un piroscafo, ricostruito al suo interno, e dell’arrivo nella terra promessa senza nemmeno la certezza di avere il permesso per poter sbarcare. Qui, anche attraverso postazioni multimediali, ho potuto ripercorrere quello che è stato il lungo viaggio e la storia di emigranti dei miei bisnonni materni che attraversarono l’oceano e sbarcarono ad Ellis Island. Provo a cercarli inserendo le poche informazioni che ricordo in una delle postazioni e trovo il loro cognome, gli anni coincidono. Chissà se sono loro e se sono passati dal porto di Genova.
L’ultimo piano, oltre ad ospitare una mostra sulla tragica storia dell’Andrea Doria, è una meravigliosa finestra sul Porto di Genova e sulla città vecchia. Salite fino qui per godere di una vista sulla città che si inerpica sulla collina. Io è da qui che ho cominciato ad amare questa città. Immaginate quante persone il porto ha visto arrivare e partire, quante storie potrebbe raccontare. Genova da sempre racconta il mare con il suo popolo di navigatori ed il mare è la vita stessa della città.
Il Nazario Sauro
Nel nostro biglietto abbiamo incluso la visita al Nazario Sauro S518. E chi si vuole perdere la possibilità di scendere nella pancia dell’unico sommergibile italiano ancora in acqua visitabile? Così con il nostro bel caschetto bianco e l’audioguida ci infiliamo giù per in Nazario.
Non vi nascondo che si stenta a credere che si possa vivere in un ambiente così angusto! Corridoi stretti, soffitti bassi, bagni microscopici che quelli di una roulotte sembrano una suite, ed un lanciasiluri dotato di un siluro a breve distanza dalle brandine dell’equipaggio. Ora se per qualche oscura ragione vi siete fatti un’idea idilliaca della vita in un sottomarino, direi che non c’è nulla di più lontano!
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Sottoripa
Torniamo in superficie con una gran fame e cosa c’è di meglio di un salto ai portici di Sottoripa, cuore medievale di Genova di fronte al porto antico? Pensate che una volta le acque del mare lambivano quasi i portici, tra l’altro i più antichi in Italia, e qui fiorivano le sciamadde, le friggitorie ed i forni genovesi. Luoghi semplici dove i camalli e gli operai potevano consumare pasti veloci.
Sotto i portici da settant’anni delizia il palato dei genovesi e non L’Antica Friggitoria Carega.
Ed il mio palato poteva forse esimersi dal testare una frittura? Assolutamente no. Ecco, dovete sapere che ero preparata a gustare il vero pesto, i pansoti, la focaccia (e fidatevi, li ho provati tutti), ma nessuno mi aveva detto che Genova è la signora del fritto, del cartoccio. Ed il cartoccio vince sempre.
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Boccadasse, l’antico borgo marinaro
Immaginate i borghi di cui è disseminata la riviera ligure, con le casette gialle e arancio che si affacciano sul mare. Ecco, l’antico borgo marinaro di Boccadasse è un concentrato di quelle variopinte casette a soli 10 minuti di autobus (il 31) dalla stazione di Brignole. Un fazzoletto di terra con una piccola insenatura, una spiaggetta ricoperta da ciottoli, qualche gozzo adagiato sulla riva e tutto intorno casette arroccate e qualche bella villa.
Ci arriviamo volutamente poco prima del calare del sole percorrendo l’ultimo tratto del lungomare di Corso Italia dove molti genovesi si stanno godendo le ultime ore del ferragosto. Vogliamo assaporare dal vivo i colori del tramonto che abbiamo visto in tante foto.
Scendiamo lungo Via Aurora, la creuza de mä che conduce alla spiaggia. Già un bell’assaggio della vista che ci sorprenderà di lì a poco. A proposito, proprio all’inizio della creuza trovate l’Ittiturismo Boccadasse, un ristorantino con piatti di pesce a km zero. Pochi piatti ma indubbiamente freschi. Suggerisco di fermarvi un attimo per prenotare un tavolo qualora desideriate fermarvi a pranzo o cena dopo il vostro giro.
Eccoci arrivate alla spiaggetta, affollata ovviamente trattandosi di ferragosto. Eppure l’atmosfera sembra lo stesso raccolta ed intima, nessun chiacchiericcio assordante. Si sta veramente bene con gli ultimi raggi di sole che si abbattono sulle casette donando all’acqua riflessi giallo e arancio.
Qualcuno si fa il bagno mentre la discreta musica proveniente dal bar posto proprio di fronte alla spiaggia accompagna l’ora dell’aperitivo. Non ci sono molte sedie e così sono tutti seduti sui ciottoli e noi facciamo lo stesso. Ci godiamo un tramonto suggestivo con il rumore del mare in sottofondo ed una leggera brezza. Se volete regalarvi un pomeriggio romantico o se volete semplicemente allontanarvi dal centro di Genova per rilassarvi magari sorseggiando un calice di vino davanti al mare allora vale davvero la pena fare una passeggiata fin qua.
L’Acquario
Bellissimo andare alla scoperta di Genova e del suo rapporto simbiotico col mare, sognante il pomeriggio a Boccadasse, ma il momento clou del nostro viaggio a Genova per mia nipote, futura biologa marina almeno per il momento, è la visita all’acquario. L’unico evento pianificato dell’intero viaggio, per essere precisi, con l’acquisto online dei biglietti d’ingresso. Dal nostro hotel ci viene davvero facile raggiungerlo a piedi seguendo la banchina.
Sul nostro cammino inaspettatamente ci imbattiamo nei pirati!
Va bene, sto esagerando un po’, pirati non ce ne sono, ma un enorme vascello ormeggiato al molo Ponte Calvi quello sì! Il Neptune, questo il suo nome, in tutto e per tutto ha l’aspetto di un’imbarcazione del seicento, ma la sua costruzione risale appena al 1986. Chissà se i cinefili più esperti vi riconosceranno il set del film Pirati di Roman Polanski.
Ma eccoci finalmente arrivate all’acquario! In pochi minuti ci tuffiamo nell’azzurro di Pianeta Blu, la sala da cui ha inizio l’avventura alla scoperta del mare e della sua vita. Sul gigantesco schermo va in scena il viaggio tra gli oceani. Sembra quasi di essere al cinema. Il giro non è ancora iniziato eppure credo di essere più impaziente della mia nipotina. La scoperta del mondo marino è coinvolgente ed emozionante: enormi murene, buffi cavallucci marini, simpatici lamantini, temibili squali (naaaaaa), pinguini tuffatori ed acrobatici delfini.
Sfido chiunque a non emozionarsi qui. Durante il percorso si incontrano anche delle postazioni fish making con schermi touchscreen dove i bambini (e perché no, anche gli adulti) si possono sbizzarrire nel creare il proprio pesce assemblando pinne, tipo di bocca e colori scoprendo infine in quale ambiente marino potrà vivere un pesce con siffatte caratteristiche.
Tutto l’Acquario è un percorso di sensibilizzazione sulla salvaguardia degli ambienti acquatici e dell’ecosistema marino teso a rendere consapevoli i visitatori della necessità di comportamenti responsabili ed attivi nella difesa dei mari.
I bambini nel percorso espositivo possono anche emozionarsi sfiorando le razze nella grande vasca tattile (ovviamente con le dovute accortezze), scoprire ambienti acquatici assai diversi da quelli a cui sono abituati come la laguna indo-pacifica, le foreste tropicali africane e quelle del Sud America, ritrovare Nemo e tutti i suoi amici o passeggiare nel giardino tropicale con uccellini e farfalle che svolazzano sulle loro teste.
La visita all’Acquario, per quanto mi riguarda, al di là delle emozioni che accompagna i visitatori, resta uno strumento utile se non necessario per sensibilizzare soprattutto le nuove generazioni sui pericoli di estinzione di molti animali a causa dell’azione dell’uomo sull’habitat o sugli animali stessi.
Proprio accanto all’acquario non può sfuggire per la sua spettacolarità la Bolla di Renzo Piano che ospita al suo interno la Biosfera. Un angolo di foresta amazzonica con tanto di piante tropicali, ibis e pappagalli racchiuso in una struttura di acciaio e vetro nel cuore del Porto Antico di Genova che ahimè ho potuto ammirare solo esternamente per mancanza di tempo.
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I caruggi
Il fascino di Genova passa proprio di qui, dai suoi caruggi. Bui, stretti, a volte fatiscenti e maleodoranti con gli edifici addossati l’uno sull’altro o al contrario colorati ed abbelliti dai fiori che si aprono in piazzette inaspettate. I caruggi raccontano il passato della città. Chissà quanti naviganti di passaggio da Genova hanno visto perdersi in quelle stradine alla ricerca di sciamadde in cui sfamarsi con pochi soldi oppure di un po’ d’amore per alcune ore. Chissà di quanti antichi mestieri ormai perduti sono stati testimoni. Leggetene i nomi, vi accorgerete di come i caruggi fossero organizzati per professioni o di come parlassero, a modo loro, di amore.
Guardate in alto mentre li attraversate: tra i muri scrostati resterete estasiati di fronte alla bellezza delle edicole votive dedicate a madonne e santi. Imboccandone uno potrete scoprire una chiesetta oppure vedere le insegne di una vecchia bottega che ancora sopravvive tra negozi etnici. Ecco i caruggi più di ogni altra cosa sono la memoria storica della gloriosa Genova.
Piazza De Ferrari, l’agorà genovese
Dopo aver passeggiato tra i caruggi genovesi fa un certo effetto giungere in Piazza De Ferrari. Il buio dei vicoli lascia il posto ad ampi e luminosi spazi. Quasi si resta abbagliati dalla bellezza dei maestosi edifici che si affacciano su di essa tra cui il Palazzo della Borsa in stile liberty che ammalia per le sue decorazioni, il glorioso Teatro Carlo Felice ed il Palazzo Ducale (il cui ingresso è su Piazza Matteotti). La fontana centrale è come una gioiosa festa al centro di questo bel salotto cittadino.
Da Piazza De Ferrari a Via XX Settembre il passo è davvero breve. Ma che passo! Che incanto passeggiare sotto i suoi portici, ora liberty, ora neogotici con le bande bianche e nere.
Prendete una donna che passeggia lungo la via dello shopping genovese: direste mai si possa disinteressare completamente delle vetrine per guardare i soffitti, vere e proprie opere d’arte, i decori dei palazzi, gli incredibili pavimenti a mosaico ed i balconi in pietra ed in ferro lavorato?
Ebbene, pur pullulando di negozi, il mio sguardo era tutto preso dalla maestosità di questa via dalle atmosfere retrò! Una via monumentale di cui mi sono perdutamente innamorata tanto da farmi pensare, non so se a torto o a ragione, che sia la più bella via italiana.
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La Spianata di Castelletto
Dopo aver vissuto il ventre di Genova, non si può non ammirarne la bellezza dall’alto abbracciandola da Ponente a Levante con lo sguardo. Salire sulle sue alture, magari al tramonto come abbiamo fatto noi, quando i caldi raggi del sole la avvolgono con tonalità ambrate è un esercizio di pace per la mente.
Arriviamo all’ascensore di Porta Portello ma a ridosso della monumentale Galleria Garibaldi ci appare una delle ennesime sorprese di Genova: una bianca torre svetta davanti ai nostri occhi. Per un attimo mi domando cosa ci faccia un faro nel bel mezzo della città! In realtà è una torre di osservazione ed una delle meraviglie, ahimè chiusa al pubblico, del vicino Palazzo Lomellino.
Potremmo facilmente salire alla Spianata di Castelletto con lo storico ascensore che in pochi minuti percorre i 57 metri di dislivello tra Piazza Portello ed il belvedere ma preferiamo allungare un po’ prendendo la funicolare Sant’Anna la cui entrata è posta proprio a breve distanza. In fondo ascensori e funicolari qui a Genova sono essi stessi parte della storia della città che raccontano da un punto di vista verticale e noi questa storia vogliamo viverla.
E la funicolare di Sant’Anna, il più antico degli impianti genovesi (pensate che una volta era una funicolare ad acqua), attraverso una salita immersa nel verde, ci fa quasi sfiorare i signorili palazzi.
Un lungo giro attraverso il tranquillo quartiere di Castelletto ci porta finalmente al belvedere. Pensiamo che la famosa granita di Don Paolo ce la siamo proprio meritata ma…sorpresa: Don Paolo è chiuso!
Dopo l’iniziale delusione (che dopo la nostra discesa troverà consolazione in una focaccia genovese) conquistiamo una panchina per assaporare in silenzio l’incredibile panorama incorniciato dai rami di pino.
Mentre il sole comincia a calare lentamente con lo sguardo cerchiamo di scorgere gli ultimi palazzi all’orizzonte. Sotto di noi una distesa di case arroccate, di tetti e di campanili, in lontananza navi e gru, la Lanterna. Da quassù Genova è tutta nostra.
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Il Castello D’Albertis, la dimora di un capitano visionario
Il Castello D’Albertis con le sue mura merlate è una vista affascinante per chiunque passi dalla stazione Principe e noi che da quella piazza ci siamo passate continuamente non potevamo non esserne incuriosite.
Decidiamo quindi di sfruttare la nostra ultima mattinata a Genova per visitarlo. Da via Balbi l’ascensore Castello D’Albertis-Montegalletto con una singolare corsa prima in orizzontale e poi in verticale ci dovrebbe portare agevolmente in Corso Dogali davanti al Castello ma ahimè è in manutenzione. Insieme ad altri turisti restiamo un po’ spiazzati. Proviamo a raggiungerlo a piedi ma sembriamo pac man che sbatte contro le mura del labirinto.
Saliamo una scalinata e ci troviamo il passaggio sbarrato, prendiamo un’altra via ma è una strada chiusa, continuiamo ad incontrarci con gli stessi turisti che provano vie alternative come noi. Si vede che non siamo pratiche di Genova?
Decidiamo per l’autobus ed in questo devo dire che aver scaricato l’app dell’AMT di Genova prima del viaggio mi è stato di grande aiuto. Fatelo anche voi, io l’ho utilizzata continuamente per gli spostamenti durante il mio soggiorno.
Al Castello, che ospita il Museo delle Culture del Mondo, si accede attraverso un parco. Essere avvolto nella fitta vegetazione gli conferisce un aspetto un po’ misterioso e vi dirò: in fondo la visita alla dimora D’Albertis sarà una bella esplorazione in terre lontane.
Ma chi era il capitano Enrico Alberto D’Albertis? Etnografo, antropologo, navigatore, viaggiatore instancabile, costruttore di meridiane, insomma un esploratore curioso del mondo sempre in viaggio alla scoperta di terre esotiche e nuove culture.
Alla sua morte lasciò il castello e tutte le sue collezioni alla città e la visita al museo è un incredibile ed avventuroso viaggio in Oceania, in Africa e nelle Americhe attraverso le collezioni etnografiche, i libri e le carte nautiche del capitano. In quella che una volta era la zona della servitù è stato creato un percorso con aree tematiche dedicate agli Indiani del Nord America, alle culture del Sudamerica o alle medicine tradizionali.
Questo viaggio attraverso mondi lontani visti con gli occhi di un esploratore dell’Ottocento ha un qualcosa di speciale. Facile raccontare e vivere il mondo oggi, ma allora il valore della scoperta aveva un sapore diverso. Attraversando le stanze si può percepire il senso di avventura di un uomo curioso di scoprire nuovi popoli e le loro culture, la sua insaziabile sete di conoscenza in ogni libro e oggetto (persino una mandibola di balena) collezionato.
Tra l’altro, grazie alla sua posizione, il castello rappresenta un incredibile punto panoramico da cui ammirare la città. Mi immagino il capitano D’Albertis sui loggioni ad osservare il mare e a pensare a nuovi viaggi da intraprendere.
Non so se il Castello D’Albertis sia tra gli itinerari consigliati ma vi dico: andateci e non ve ne pentirete! E’ un tuffo nel passato delle esplorazioni, è lo specchio della sfrenata passione di un visionario per mondi lontani, è il racconto di popoli scomparsi. Eravamo partite credendo di visitare solo un castello dall’aspetto neogotico ed invece abbiamo scoperto un mondo magico.
Dove mangiare a Genova
Mancano solo poche ore al nostro volo e ci concediamo un ultimo pranzo a Genova. A sorpresa alle spalle di Via Prè in Piazza Sant’Elena, tra palazzi scrostati e ristoranti cinesi, troviamo la Trattoria dell’Acciughetta, un piccolo ristorante dall’aspetto tradizionale ma con un tocco di creatività. A dir la verità lo avevamo adocchiato la sera prima ma era tutto pieno. Ci aveva incuriosito il menù, dove le acciughe ovviamente fanno da padrone.
E’ il miglior modo per concludere la nostra esperienza genovese. D’altra parte l’acciuga non è parte stessa della cultura alimentare di Zena?
Conquistiamo l’ultimo tavolo libero dove Bernard il Rosso, opera di Tiler, un curioso e misterioso street artist genovese che da qualche anno piastrella (letteralmente) di notte la città con le sue opere, osserva il mare.
Piatti tradizionali con un tocco di contemporaneità e di freschezza ed un’ottima birra ligure (limited ediscion,giovane e frizzante come il ristorante e tutto lo staff) ci deliziano facendoci sentire l’addio a Genova un po’ meno amaro.
Fateci un salto se siete nei dintorni di Galata o dell’Acquario (prenotate però!), la riqualificazione di Via Prè passa anche dal lavoro e dalla passione di questi ragazzi.
Genova, mi hai stregata e non lo avevo previsto.
Simona, che dire!
Mi hai emozionata, davvero!
Il tuo racconto su Genova è profondo, a tal punto che mi sono ritrovata a guardarla di nuovo come se non la conoscessi e me ne sono innamorata di nuovo… sono contenta che la mia città ti abbia colpita così, sono felice che tu abbia vissuto delle giornate da ricordare in compagnia di tua nipote.
Spero che quando tornerai a Genova sarò qui per poterti accompagnare di persona a scoprire angoli nascosti tra i caruggi.
Hai vissuto la Superba in un momento di dolore incredibile, ma tu come chiunque venga qui, la state aiutando a rialzarsi! Nessuno e niente ferma questa città dalla forza ineguagliabile!!
Un abbraccio,
Selene
Grazie mille Selene,le tue parole mi fanno bene al cuore. Ho scoperto una città di cui non sapevo quasi nulla, in cui sono arrivata senza aspettarmi grandi cose ed invece sono tornata con la convinzione di aver visto la più bella delle città italiane. E nonostante il dolore che tutta la città stava vivendo in quei giorni ho trovato tanta gentilezza e accoglienza verso noi turisti. E sì, Genova è forte ed è viva e questo si deve dire!
Spero davvero di tutto cuore di trovarmi con te a Genova magari sedute a bere un asinello dopo un giro tra i caruggi.
Un abbraccio!
che belle foto di Genova, le sue strade strette e coloratissime e l’acquario valgono il viaggio…e quel caroccio di pesce fritto mi ha fatto venire un certo languore!
Mi sono dovuta contenere! nella zona in cui alloggiavo c’erano tante, troppe :), invitanti friggitorie!
Simo come sempre riesci ad emozionarci con i tuoi racconti. Le parole scorrono piavevoli e ci fanno immergere nell’anima di Genova. Naturalmente abbiamo letto mentre tutto mentre ci canticchiavamo fra noi De Andrè ed è stato bello vedere i luoghi delle sue canzoni! Quando siamo stati a Buenos Aires speravamo di trovare tracce di alcuni parenti di Fiammetta partiti tanti anni fa e capiamo perfettamente l’emozione nel leggere quei nomi!
Genova ha mille anime, tutte da scoprire, ci piacerebbe molto tornare e scoprirla meglio! per adesso i nostri ricordi sono legati perlopiù all’Acquario. Hai fatto bene a portare tua nipote pee sensibilizzarla su questi aegomenti importanti! C’è ancora troppa mancanza di rispetto per il nostro pianeta!
Un abbraccio dall’Australia e grazie per averci fatto assaporare Genova!
Che piacere sentirvi dall’Australia! Grazie mille per le vostre parole. Conoscevo Genova solo dalle canzoni di De André ed è stato emozionante ritrovarmi in quel mondo! Ripercorrere le tracce dei nostri parenti in giro per il mondo ci fa ricordare come quello delle emigrazioni sia un fenomeno che ci coinvolge tutti. Un abbraccio a voi e fateci sognare con l’Australia!
Bellissima questa tua Genova: colorata, poetica, sorprendente! Dalle tue parole si capisce quanto la città ti abbia conquistato e trasmesso emozioni, ed è davvero un piacere per chi legge essere trasportato con passione in un luogo che vorrebbe conoscere meglio e visitare.
Noi da Genova manchiamo da troppo tempo e vorremmo dedicarle un weekend intero: ci sono così tante cose da fare!
Faremo tesoro dei tuoi preziosi consigli, senza dubbio: per il momento non possiamo che farti i nostri complimenti per un articolo davvero speciale! 😉
Fa sempre piacere quando chi legge (e grazie per aver letto, come sempre) riesce a percepire le emozioni che si volevano comunicare. In questo devo dire Genova stessa mi è stata di grande aiuto. Raramente un luogo è stato in grado di comunicarmi così tanto.
Vi auguro di concedervi presto un weekend genovese. Nel frattempo godetevi ancora Ibiza!☺️☺️☺️
Che meraviglia rivedere Genova con le tue parole e le tue foto. Alcuni dei posti che hai citato sono fra i miei preferiti di sempre…Spero avrai modo di tornarci e vedere altri dei suoi magici quartieri 🙂
Grazie Giulia! Mi fanno particolarmente piacere le parole di chi,come te, ha vissuto a Genova!io di tornarci ci spero proprio!
Ti ha proprio presa eh! Ma senza “superbia” 😉 Posso immaginare il senso di pesantezza per via della tragedia appena successa e posso immaginare come hai percorso quei caruggi con la responsabilità della nipotina. Accadde anche a noi che infatti eravamo lì proprio per l’acquario con il nipotino. Non so dirti quanto mi sia piaciuto leggere le tue impressioni espresse a cuore aperto, ti dico solo che avrei voluto scriverlo io un articolo così! Purtroppo nonostante sia rimasta folgorata dal Galata, Genova non mi ha presa proprio ma la compagnia era sbagliata e poi non ci siamo spinti a vedere tutto quello che hai visto tu. E nonostante avessi programmato una seconda possibilità attesa con ansia, per vari motivi ho dovuto ripiegare su Portofino. Avevamo pochissime ore e avrei rischiato di confermare la prima impressione. Genova mi vedrà ancora ma questa volta con più calma e più dedizione, ecco perché segno tutto. Vederla dal porto in tutta la sua immensità comunque è stato un bellissimo colpo!
Senti, ma tu la nipotina l’hai fatta girare per bene eh! Permettimi una domanda: a lei è piaciuto più l’acquario o tutto il resto che ha avuto la fortuna di vedere grazie alla zia che tutti avremmo voluto avere da piccoli? 😉
Ti abbraccio!
Grazie mille Daniela non solo per aver letto come sempre ma per il bellissimo complimento che mi hai fatto. Mi piace tanto come scrivi e tengo davvero in gran conto il tuo giudizio. Devo dire che la responsabilità me la sono sentita già appena uscita dall’aeroporto. Ci credi che mi è venuto il tremore alle gambe?mai successo, ma di solito sono responsabile solo di me stessa!Hai fatto bene ad optare per Portofino, non saresti riuscita probabilmente a cambiare le tue impressioni precedenti in poco tempo.Ma ci credi che quando siamo arrivate al Castello D’Albertis ho chiesto alla mia nipotina se volesse fare solo un giro nel parco o visitare il museo e lei mi ha detto che certo voleva visitarlo?! Zia, a me piacciono queste cose! 🙂
Certo le ho dovuto concedere un pranzo al Mc (orribile, dopo ha lasciato tutto e ci siamo mangiate il fritto all’Antica Friggitoria) e un po’ di shopping! Un abbraccio a te
Simonaaa! Ma questo post “è Genova”. Delle foto che da sole parlano e invogliano a vederla. E poi le emozioni. Ho letto con il magone pensando al ponte. E si, neanche immagino come ti ci sentivi tu perché io ancora non riesco a credere che sia accaduta una cosa simile.
Capisco però la preoccupazione e la frenesia di portare con te la tua nipotina ma posso certamente dirti che avrei voluto essere la tua nipotina per godere di questo viaggio con gli occhi di una bambina.
Grazie mille Tiziana!! io mi sentivo quasi inopportuna sai?stavo quasi per non partire, ma non perché temessi qualcosa piuttosto perché mi sentivo quasi di disturbo alla città in un momento così! Tanto che se per un motivo o per un altro si scusavano per i disagi ero io la prima a dire che con quello che stavano passando c’erano ben altre priorità!
Posso dirti che la mia nipotina si è divertita tantissimo e avrebbe voluto ripartire prestissimo per nuove mete. Le avevo chiesto di scrivermi un testo per raccontarmi le sue impressioni che, volentieri avrei poi messo qui sul blog, ma poi le è subentrata la pigrizia 🙂
Superba è la città e Superba è stata la tua descrizione … amo Genova e la conosco molto bene per esserci stato molte volte sia per lavoro che per svago dovuto a motivi blucerchiati 🤗🤗🤗 … in più, per me, ogni visita a Genova non può dirsi tale se non è accompagnata dalla focaccia di Recco al formaggio.
Ti ringrazio per le tue parole. L’apprezzamento di chi Genova la conosce molto bene non può che rendermi felice! Come si mangia bene a Genova vogliamo dirlo? Evviva la focaccia
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