Sardegna orientale on the road: cosa vedere

Sardegna orientale on the road: cosa vedere

Last Updated on 16 Maggio 2022 by Simona Viaggia Come Il Vento

La Sardegna orientale rispetto alla costa occidentale è indubbiamente una destinazione più accessibile per chiunque giunga in traghetto ed in aereo.

È la felice Olbia, come la chiamavano i greci, a rappresentare il punto di partenza strategico per le meravigliose spiagge della Gallura e della Costa Smeralda.
Ma se da decenni il nord est dell’isola è nel cuore dei turisti italiani e stranieri, decisamente meno conosciuta ai più è la costa nuorese con i suoi borghi medievali, scogliere bagnate da acque cristalline ed il Supramonte.

Capitolo a parte merita  Nuoro, capoluogo barbaricino e cuore della cultura sarda.

Quello del nuorese è un paesaggio che sembra disegnato da un pittore: boschi di lecceti secolari e vigneti, aspri e maestosi massicci montuosi ed un fronte costiero di belle spiagge chiare e di falesie a picco sul mare turchese e verde smeraldo.

Se veniste da queste parti, dunque, dove sono nato io, dovreste affrontare il tratto più straordinario dell’intera strada statale 131, dal mare fino all’interno, salendo appena sareste gratificati nella vista e nell’olfatto. Da Olbia a Nuoro tutto profuma. Prendetevela comoda, fateli lentamente, col finestrino abbassato, quei cento chilometri scarsi di verde e d’azzurro, di pini, di lentischio, vigneti, querceti; di mare e montagne che si baciano. Nuoro è più in là, seminascosta, sull’altipiano.
(In  Sardegna non c’è il mare, Marcello Fois)

 

Cosa vedere in Sardegna Orientale

Posada

Chi si avvicina a Posada in assolate giornate di inizio estate non può non innamorarsi al primo sguardo del suo nucleo storico arroccato su una collina e baciato dal sole.
È in un giorno così, costeggiando quel che resta di un campo di girasoli in fiore, che giungo al borgo.
Tra casette colorate che si inerpicano lungo la rupe calcarea risalta subito il simbolo del paese, ovvero il Castello della Fava. Nome curioso per un castello, non trovate?

Sardegna Orientale

Il borgo medievale di Posada sormontato dal Castello della Fava (casteddu de sa fae)

La storia

La leggenda narra che nel lontano 1300, in pieno assedio turco, gli abitanti, esausti ed affamati, decisero di fare un ultimo tentativo per salvarsi. Nutrirono con le poche fave rimaste un piccione che poi liberarono non prima però di avergli spezzato un’ala.
L’uccello cadde nell’accampamento turco e fu recuperato dai nemici i quali, aprendolo per cucinarlo, vi trovarano nello stomaco le fave. Convinti che non sarebbero riusciti ad indebolire il nemico in tempi brevi decisero di ritirarsi.

Il borgo di Posada è uno dei centri più antichi di tutta la Sardegna. Secondo alcuni studiosi sorge in corrispondenza dell’antica città di Feronia fondata dagli etruschi.
Un nome quello etrusco che racconta di un territorio fertile grazie alla piana alluvionale in cui si trova. Qui scorre infatti il Rio Posada.

Due sono i nuclei del paese. Uno più recente ed un cuore, quello medievale, che ha permesso a Posada di entrare nella lista dei borghi più belli d’Italia. Nel 2016 ha conquistato infatti il terzo posto nel concorso Borgo dei Borghi e non c’è da stupirsene.

Il borgo

La pietra grigia è il leit motiv di tutto il centro storico.
All’ombra del Castello della Fava si snodano stradine acciottolate, scalinate ed archi, tra cui quello che segna l’ingresso al borgo. Improvvisamente si aprono piazzette, come quella che ospita l’azzurra Casa delle Dame, un edificio storico con i soffitti in legno e canne, che oggi ospita il Centro di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità gestito da Legambiente nonchè l’Ufficio Turistico.

Il percorso fino alla rupe su cui è arroccato il castello si snoda in salita attraverso stradine in pietrame. Una passeggiata scenografia, non c’è che dire, da cui traspare tutto l’animo medievale di Posada.
Del castello oggi non restano che pochi ruderi: una torre merlata a pianta quadrata e cinta murarie che una volta cingevano un sistema di cisterne, stalle e magazzini.

In cima alla torre si giunge attraverso delle scale in legno. All’interno poi un’ultima scala in ferro si apre con una botola sul tetto da cui si ha una suggestiva vista sulla piana e sul mare che dista appena 4-5 km da Posada.

Sardegna Orientale

Posada, vista sulla vallata sottostante

Nel nome stesso del borgo, che deriva dal sardo pasada ovvero fermarsi, si dovrebbe trovare la funzione originaria di Posada: una stazione di posa per cavalli ed animali da soma.
Il centro sorgeva infatti in corrispondenza di un incrocio tra strade provenienti dal mare e dall’entroterra, posizione che lo rendeva un luogo ideale per la sosta.

La sua ubicazione strategica fece sì che durante la dominazione pisana venissero poste le basi e le mura del baluardo, che fu ulteriormente fortificato sotto gli aragonesi. Il castello successivamente passò nelle mani degli Arborensi e per un lungo periodo vi risiedette Eleonora d’Arborea, una delle figure femminili più importanti di tutto il Medioevo.

Sardegna Orientale

Vicoli stretti e colorati in quel di Posada

I piccoli borghi marinari della Sardegna orientale

San Giovanni di Posada

Ad appena 5 km da Posada ci attende la piccola borgata di San Giovanni che prende il nome dalla torre aragonese che sorge a ridosso del mare. L’acqua lambisce l’antica torre del seicento che è ancora in buone condizioni nonostante il mare in burrasca spesso l’abbracci.

Come le altri torri della costa della Sardegna orientale, la sua funzione era di avvistamento e certamente era collegata a quella della vicina Santa Lucia, altro piccolo borgo marinaro della costa nuorese.
La spiaggia a ridosso del piccolo nucleo abitativo è di fine sabbia bianca intervallata da scogli di granito rosa e vi si accede attraverso una pineta che nelle ore più calde offre un fresco riparo.

Sardegna Orientale

L’antica torre aragonese

La Caletta

Il vicino porto turistico de La Caletta raggiungibile a piedi dalla Torre di San Giovanni

Santa Lucia 

Sulla strada che porta a Capo Comino ed al suo faro si incontra il piccolo borgo di pescatori di Santa Lucia con le sue casette basse e colorate e le pinete che si spingono fino al litorale.
Un piccolo centro in cui non possiamo fare a meno di fermarci quando siamo di passaggio.
A caratterizzarlo vi è di nuovo una torre aragonese del XVI secolo dell’altezza di 10 metri circa. Le continue e sanguinose invasioni barbaresche sulla costa infatti avevano reso necessario erigere anche qui una fortificazione per l’avvistamento dei nemici.

 

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Per decenni questo borgo della Sardegna orientale fu più che altro vissuto stagionalmente come località di villeggiatura fino a che, a metà del secolo scorso, vi si insediarono diverse famiglie di pescatori provenienti da Ponza.

Il centro abitato è rimasto di dimensioni pressoché immutate e si anima nel periodo estivo soprattutto grazie alle spiagge ampie e bianche che si estendono lungo il borgo e che attirano i turisti. A ridosso della torre vi è anche una baia chiamata spiaggia delle barche per la presenza di piccole imbarcazioni di pescatori.

Quello di Santa Lucia è un borgo in cui amiamo tornare spesso per l’atmosfera di pace che si respira. Dopo una giornata al mare ci piace sederci in uno dei bar lungo la litoranea per goderci un tramonto sul mare nella quiete più assoluta o gustarci una cena vista torre.

Santa Lucia

Particolare del muro esterno del ristorante Sa Corte a Santa Lucia

Cosa vedere in Sardegna Orientale

Si respira aria di libertà sulle spiagge lungo la costa e sono davvero tante quelle che potete incontrare attraversando pinete, fitta macchia mediterranea e ginepri.
Lunghi arenili poco frequentati che danno quasi la sensazione di essere su un’isola deserta. Tutta la costa ne è puntellata.
Spiagge di sabbia bianca o di ciotolini, piccole baie ed insenature con acque limpide. E non esagero se dico che ci si sente quasi in uno stato di grazia nel trovarsi in una zona della Sardegna in cui il turismo non è ancora aggressivo.

Costa nuorese

Lunghi arenili oltre la vegetazione mediterranea

Capo Comino

La spiaggia

Proseguendo lungo la costa si giunge alla spiaggia di Capo Comino con le sue alte dune di sabbia bianca finissima avvolte dalla macchia mediterranea. Nulla di paragonabile alle alte Dune di Piscinas ma pur sempre un gran bello spettacolo naturale. Sull’arenile spuntano qua e là anche scogli di granito rossastro che proseguendo verso l’omonimo faro diventano il paesaggio più ricorrente.

Le acque di questo tratto di costa di Sardegna orientale sono di un celeste dalle tonalità che raggiungono il cobalto ed i suoi fondali, se vi armate di maschera e boccaglio, sanno regalare incredibili incontri. Nelle giornate di vento si trasforma poi in un paradiso per i surfisti. Dietro la spiaggia poi una zona umida che ospita una fauna variegata, perchè la Sardegna è così: selvaggia e naturale.
Un arenile quello di Capo Comino così ampio da garantire una certa tranquillità persino in piena estate quando le spiagge sarde sono prese d’assalto.

capo comino

E non mancano i colori sulla spiaggia

Il faro di Capo Comino

Per quanto questa bianca spiaggia sia un luogo paradisiaco, il mio tratto preferito è quello a ridosso del faro di Capo Comino. La strada asfaltata finisce proprio davanti alla struttura con una specie di rotonda dove spesso e volentieri si trova un fiorino che vende prodotti caseari sardi.

Capo Comino

Capo Comino:una finestra sul mare

Una volta ho trovato la porta aperta e ci sono entrata (sperando di non aver infranto qualche legge) e non potrò scordarmi quella sua magica finestra sul mare che mi è rimasta nel cuore. Tutto intorno alla struttura impervie rocce rossastre, ginestre, olivastri e lentischi.

Capo Comino

Le rocce rossastre a ridosso del faro

Dal faro parte una strada sterrata che, tra discese e salite, attraversa un paesaggio quasi lunare con rocce giganti frastagliate e terra rossa. Un tragitto perfetto per chi si volesse addentrare con la mountain bike o passeggiare a cavallo. Qua e là poi all’ombra di arbusti vi sono anche panche e tavoli per picnic.

Quello oltre il faro è un tratto in cui l’accesso al mare non è molto agevole. La costa è rocciosa e distendersi comodamente al sole non è facile nonostante molte rocce siano levigate. Ma qui ci siete davvero solo voi. Ci fermiamo spesso tra questi scogli e qui sono riuscita a godermi il mio primo emozionante snorkling. Se siete alla ricerca di un selvaggio angolo di paradiso qui lo troverete. Ecco la mia Sardegna segreta è proprio qui.

Capo Comino

Il mio angolo di paradiso a Capo Comino

Capo Comino

Aspra e selvaggia la costa a ridosso del faro

Spiagge insolite

Proseguendo lungo la strada attraverserete un bosco di pini sotto la tutela della forestale e vi addentrerete in uno dei tratti più magici del Mediterraneo. Un’oasi naturalistica quella che si estende a sud del faro. Circa 10 km di litorale lontani da qualsiasi forma di inquinamento passando per la spiaggia di Bèrchida e per l’Oasi Biderosa.

Bèrchida

Le acque che vanno dal turchese al verde, la profumata macchia mediterranea e la fine sabbia bianca rendono quella di Bèrchida una delle più belle spiagge della Sardegna orientale, ma se credete che siano queste particolarità a renderla famosa allora vi sbagliate. Sono infatti i suoi insoliti frequentatori la vera attrazione della spiaggia.
Nooo, non sto parlando dei vip.

Dovete sapere che tra la spiaggia di Bèrchida ed il vicino rio omonimo si è creata una zona umida, vera oasi per diverse specie animali. È qui che ha luogo una sorta di transumanza che porta mandrie di bovini a spostarsi sulla costa.
Ed è così che assidue frequentatrici dell’arenile sono diventate le mucche che si rilassano placidamente sulla sabbia incuranti dei bagnanti. Sono loro le vere star della spiaggia e nessuno si sogna di disturbarle minimamente!

 

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Oasi di Biderosa

E se la decisamente insolita spiaggia di Bèrchida dovesse sembrarvi un po’ troppo frequentata, allora godetevi la spiaggia ed il mare di una vera e propria oasi naturalistica a numero chiuso. Avete capito bene!

Sto parlando dell’Oasi di Biderosa (o Bidderosa) con le sue cinque calette incastonate in oltre 800 ettari di boschi tra pini, querce da sughero, lecci, eucalipti e l’immancabile ginepro. L’accesso a questo paradiso terrestre è consentito da maggio ad ottobre, previo acquisto del biglietto, solo ad un numero limitato di veicoli e moto (nessun limite invece per pedoni e biciclette).
Una vastissima zona umida con lo stagno omonimo e quello di Sa Curcurica circondata da boschi e monti e popolata da fauna selvatica con km di coste vergini punteggiate dal giglio di mare. Un luogo magico che potrete anche visitare prenotando un’escursione con una delle guide ambientali.

 

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Cosa vedere in Sardegna Orientale

Il Cedrino

Il nostro viaggio lungo la Sardegna orientale si sposta verso l’interno nel territorio tra Oliena e Dorgali.  Qui scorre il Cedrino, il quinto fiume più lungo della Sardegna che, snodandosi tortuoso tra montagne, colline e pianure durante il suo percorso (che ha inizio nel massiccio del Gennargentu) crea il territorio perfetto per un numero incredibile di specie animali e vegetali.

È un ambiente ideale quello del fiume per gli amanti dello sport acquatici che qui possono noleggiare canoe e kayak ed effettuare escursioni lungo il suo corso. Diversi inoltre sono i percorsi naturalistici lungo le sue sponde in particolar modo nelle vicinanze del lago Cedrino, un bacino artificiale creato dopo la costruzione di una diga. Nella vallata sono presenti agriturismi che organizzano escursioni a cavallo, trekking, visite ai cuiles (gli ovili), gite sul lago. Tutto alla scoperta di un territorio immerso in una natura rigogliosa popolata da mufloni e cinghiali.

Lago Cedrino

Non so voi ma io mi sono innamorata di questa valle

Lago Cedrino

È qui sul Cedrino che la mia immaginazione corre veloce. Un paesaggio che mi riporta alla mente certi idilliaci scenari del Signore degli Anelli e quasi mi aspetto che da un momento all’altro compaia Gandalf il bianco!
Le acque tra le montagne, la fitta vegetazione, la calma che si respira rendono la valle del Cedrino uno dei luoghi più magici in cui io sia mai stata in Sardegna. Amo fermarmi al tramonto ad osservare le placide acque, con il frinire dei grilli nelle orecchie, i caldi raggi del sole ed un leggero venticello che mi accarezza i capelli. E tu, muflone, un giorno riuscirò a vederti quando nel silenzio del tramonto ti avvicinerai all’acque per dissettarti!

Il Supramonte

Il tratto che da Oliena porta a Dorgali attraversa uno dei territori più impervi ma anche più belli della Sardegna orientale: il Supramonte.
Un complesso calcareo-dolomitico dalla roccia bianchissima, ricoperto da lecci secolari, puntellato di complessi carsici, con profonde gole e canyon, come la Gola di Gorropu.
E grotte, ben 1300, che si sviluppano per km in profondità. Tra queste la più celebre è quella del Bue Marino.

Il Supramonte è aspro e selvaggio con pochissimi sentieri segnalati. Non è facile addentrarvisi. A tratti è inospitale ed inaccessibile. A conoscerne gli anfratti sono in pochi, motivo per cui, per scoprire questo paradiso naturalistico, è bene affidarsi a delle guide esperte.

Codula Fuili

La parte finale della codula Fuili che termina sulla spiaggia di Cala Fuili

Il nostro viaggio in Sardegna segue la parte orientale della catena montuosa per arrivare a quello che viene chiamato Supramonte Marino con le imponenti pareti degli altopiani calcareei che precipitano a strapiombo sul mare. Un tratto così impervio da rendere parte del Golfo di Orosei davvero inaccessibile via terra.

Vi basterà guardare su Google Maps per rendervi conto di come per circa 40 km di costa non vi siano strade se non boschi, codule e canyon. L’unico modo di accedere alle spiagge è via mare o, attraverso diverse ore di trekking per sentieri di pastori e mulattiere, via terra. Non è un caso che, lungo la costa di Baunei, il Supramonte dia vita a quello che viene definito il trekking più impegnativo d’Italia: il Selvaggio Blu.

Cosa vedere in Sardegna Orientale

Dorgali 

Il viaggio in Sardegna orientale prosegue verso Dorgali, un paesino posto a 400 m sul livello del mare che deve la sua fama all’artigianato così come alle sue cantine vinicole vocate al Cannonau.  
Non è di quei paesi con un centro storico medievale e le stradine acciottolate da amore a prima vista ma infilandovi in questa o quella viuzza troverete delle perle. Per non parlare poi dei panorami incorniciati dalle montagne.

Dorgali
Dorgali rappresenta un’ottima soluzione se state cercando un alloggio a prezzi più ragionevoli rispetto a quelli di Cala Gonone.

Dorgali
Ma vi consiglio di fermarvi in questo paese anche per acquistare gioielli e decorazioni in filigrana sarda. Io stessa non ho potuto fare a meno di fare finalmente mio un anello.
In via Lamarmora e lungo Corso Umberto troverete diversi negozi di artigiani.

Filigrana Dorgali
La fama di Dorgali è legata anche alla sua ceramica. È a Dorgali infatti che è nato Salvatore Fancello, il più celebre dei ceramisti sardi, che ha dato vita ad una vera e propria scuola ceramica dorgalese.

Ceramica Dorgali
Proprio sul corso, nelle sale del municipio, è ospitato il Museo Salvatore Fancello. L’ingresso è gratuito.

Il Museo Archeologico di Dorgali

Tra le cose da fare a Dorgali vi consiglio anche una visita al Museo Archeologico. Si trova in Via Lamarmora ed il biglietto di ingresso costa appena 3 €.
I reperti esposti provengono dagli scavi effettuati nel territorio della zona, ovvero dalle Grotte di Ispinigoli, dal sito di Nuraghe Mannu, dal villaggio di Serra Orrios, da Tiscali e dalle grotte del Bue Marino.
Museo Archeologico Dorgali

Il museo è piccolo ma godibile. Si sviluppa in tre sale espositive. Nella prima sala sono esposti reperti che vanno dal Neolitico all’età nuragica. Nella seconda prosegue il percorso nell’età nuragica fino ad arrivare all’ età romana. Nell’ultima sala sono esposti i reperti di epoca tardo romana e di epoca medievale.

Museo Archeologico Dorgali
Tra le ultime cose da fare a Dorgali e nel suo territorio è quella di assaggiare una casadina salìa, la versione salata delle più famose casadinas. Gli ingredienti principali di questo tortino salato sono il formaggio fresco e la menta. Per apprezzarle al meglio gustatele calde!

Casadina Salìa

Cala Gonone

Superata Dorgali ed attraversato il tunnel scavato nella roccia a cavallo tra il Monte Tului ed il Monte Bardia ecco che appare in tutta la sua bellezza Cala Gonone. Le montagne attorno sono spesso avvolte dalla nebbia di mare, cosa che rende il paesaggio, soprattutto quando lo si osserva dal basso, particolarmente suggestivo.

Sardegna Orientale

Le montagne che sovrastano Cala Gonone avvolte dalla nebbia del mare

Il percorso più semplice che porta fino al paese è una strada a tornanti, un po’ fastidiosa ma molto panoramica. In alternativa da Dorgali esiste un percorso più stomach friendly che segue la strada che porta al Museo S’Abba Frisca.
Giunti al bivio, invece di proseguire per il museo, si prende la strada che costeggia la montagna. Un tragitto a picco sul mare davvero notevole.

Sardegna Orientale

La vista sul Golfo di Orosei

Le spiagge di Cala Gonone

Cala Gonone, tra le località del Golfo di Orosei, è quella probabilmente con le più belle spiagge oltre che essere il punto di partenza più vicino per i battelli che portano alle Grotte del Bue Marino.
Tra le spiagge più facilmente raggiungibili per chi è sprovvisto di macchina ci sono quella di S’Abba Durche (di poco agevole accesso però a causa dei basalti vulcanici che la caratterizzano), e quelle di Palmasera e di Sos Dorroles con fine ghiaia rosa mista a sabbia.

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S’Abba Durche

Al di fuori dell’abitato, lungo la litoranea panoramica, si trovano invece quelle di Ziu Martine e di Cala Fuili. Quest’ultima, a cui si accede scendendo lungo un percorso di circa 100 gradini scavati nella roccia, segna il limite delle spiagge accessibili agevolmente via terra.
Oltre troverete calette uniche nel loro genere, come Cala Luna, Cala Sisine, Cala Mariolu, solo per citarne alcune, a cui potrete accedere solo con gommoni e mini crociere oppure a piedi attraverso alcuni sentieri.

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Ziu Martine

Per saperne di più su Cala Gonone, potete leggere l’articolo più approfondito. 

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Cala Fuili

La Grotta del Bue Marino

La scoperta del Supramonte orientale passa anche attraverso lo straordinario sistema carsico che corre nel suo sottosuolo. Quello di cui fa parte la Grotta del Bue Marino, si estende per oltre 70 km, cosa che lo rende il più esteso d’Italia.

Il modo più agevole di raggiungere la Grotta del Bue Marino, che si trova in un tratto di mare compreso tra Cala Fuili e Cala Luna, è il battello. Dal porto di Cala Gonone, durante l’estate, ne partono di numerosi. Diversamente si può raggiungere la grotta in un’oretta circa attraverso un sentiero che parte da Cala Fuili. Ricordate che il biglietto d’ingresso non è incluso nel trasporto e va acquistato presso il chiosco del Comune che si trova sempre in porto.

La Grotta, lunga 5 km, è percorribile per circa 900 metri con una guida. Ahimè è severamente vietato scattare foto, persino senza flash, motivo per cui sarete obbligati ad immortalare lo spettacolo al suo interno solo con i vostri occhi. In questo video però potete farvi un’idea di questo incredibile lavoro millenario della natura.

All’ingresso le iscrizioni rupestri risalenti al culto di Ozieri del Neolitico sono una testimonianza di come la grotta fosse abitata già in epoca pre nuragica.
Il percorso si snoda attraverso ambienti scenografici caratterizzati da stalattiti e stalagmiti e laghetti che quasi vi stordiranno per il gioco di specchi creato dalle pareti della grotta che si riflettono nell’acqua.  Le colate rocciose e le formazioni calcaree sono talmente belle e complesse da aver ispirato nomi quali la stanza dei candelabri e degli organi per definire le diverse sale che si incontrano.

Il percorso finisce in un ultimo ambiente dove confluisce un fiume dolce che, quando in piena, trasporta sabbia.  Qui probabilmente il bue marino, Su Oe ‘e Mare, come la popolazione chiamava la foca monaca, un tempo assidua frequentatrice di questa costa, era solito svezzare i cuccioli. Oggi nel Golfo di Orosei non c’è più traccia della foca monaca anche se, trattandosi di un mammifero migratorio, si spera in futuro di poterla rivedere in queste acque.

Grotta del Bue Marino

L’ingresso alla Grotta del Bue Marino dal mare

Perché scegliere come destinazione la Sardegna orientale?

La Sardegna orientale era e resta il mio primo amore. È stato proprio a Cala Gonone, tra le montagne che segnano il limite con il mare, che ha avuto inizio la mia scoperta dell’isola ed è qui che finisco sempre per tornare. Amo il nuorese per la varietà del suo territorio fatto di mare e montagne. Arenili di sabbia fine, scogliere granitiche ed imponenti falesie che precipitano in mare ma anche grotte scavate dai fiumi, ovili in pietra, muretti a secco e vigneti che danno vita a vini famosi in tutto il mondo.

Mi incantano le sue impervie montagne bucherellate da anfratti e cavità nascoste e punteggiate di verde. Mi piace cercare di ricordare i nomi dei suoi monti guardandone il profilo. Passando da Oliena aspetto di vedere il Monte Corrasi ergersi maestoso abbracciando il paese.

I suoi sapori poi mi inebriano il palato. Un viaggio quello nel gusto che va dalla salsiccia di Oliena al pane moddizzosu di patate e semola di Dorgali passando per la casadina salìa con formaggio fresco e menta. E quando torni a casa porti con te tutti quei ricordi, inclusi i saluti degli sconosciuti che incroci lungo le strade.

 

Se state valutando la Sardegna come destinazione, potete leggere altri miei articoli sulle sue bellezze.

Nuoro, cosa vedere nella città di Grazia Deledda e di Salvatore Satta.

Cagliari, cosa vedere in un weekend lento

Cala Gonone, una perla nel Golfo di Orosei

La Sardegna occidentale: dune, paesaggi western e natura selvaggia.