Istanbul, la metropoli che ama i gatti
Last Updated on 13 Giugno 2022 by Simona Viaggia Come Il Vento
Istanbul è il regno incontrastato dei gatti. Chiunque vi sia stato si sarà imbattuto in decine di felini. Sono ovunque.
Raggomitolati sulle sedie dei café, tra gli scaffali dei negozi, a sonnecchiare sulle moto o sulle auto, in mostra nelle vetrine, a rubare carezze sulle panche alla fermata degli autobus e persino nelle moschee.
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Pare che ce ne siano tra i 150 ed i 200 mila. E parliamo solo dei gatti di strada! Tutti curati e coccolati dagli abitanti che, soprattutto in inverno, disseminano la metropoli di cucce e ciotole di cibo ed acqua per gli amati felini.
Ci sono persino sei cliniche veterinarie per animali di strada ma, anche se non ci fossero, trovereste comunque qualcuno pronto a pagare di tasca propria il veterinario quando sono feriti.
I gatti di Istanbul sono di tutti e di nessuno allo stesso tempo. Liberi ed indipendenti come loro sanno essere ma al tempo stesso protetti e sicuri tra gli umani.
Certo, ci sono anche tanti cani randagi, tutti microchippati eh, ma nei loro confronti manca quello sguardo innamorato e riverente che ha elevato i mici a sultani di Istanbul.
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Che siano i gatti a possedere la città e che gli umani siano solo ospiti tollerati in quanto elargitori di cibo, ne ho avuto la definitiva conferma il giorno in cui, scendendo a fare colazione, ne ho incontrato uno che passeggiava con nonchalance tra le scale dell’hotel.
In tanti anni di soggiorno nello stesso albergo nessuno dei gatti che vivono intorno aveva mai osato affrontare lo sguardo vigile del portiere all’ingresso.
Ahhh, ma i gatti la sanno lunga e lentamente possono far capitolare chiunque.
L’ho ritrovato poco dopo, bello appallottolato e con uno sguardo sornione sulla panchina accanto all’ingresso ad oziare.
Lui, il boss dell’hotel, che nei giorni in cui vi ho alloggiato, ha passato il tempo a strusciarsi tra le gambe degli ospiti in attesa di un taxi o usciti per il tempo di una sigaretta sotto gli occhi divertiti del portiere.
Istanbul, la metropoli che ama i gatti
Quando nasce il legame?
Quello tra i gatti ed Istanbul è un legame antichissimo che risale all’epoca bizantina e sono i ritrovamenti archeologici a dircelo.
Se ne parla in un interessante capitolo in The Passenger – Turchia sugli scavi nei cantieri della metropolitana marina di Yenikapı e Marmaray avvenuti ad Istanbul tra il 2004 ed il 2014 che hanno portato alla luce tesori archeologici di inestimabile valore oltre ad aver letteralmente riscritto la storia della metropoli turca.
Tra i tanti ritrovamenti emersi durante gli scavi ci sono scheletri di gatti ed altri animali risalenti all’era bizantina. Cosa ci dicono di interessante i resti rinvenuti?
Che i felini vivevano in buone condizioni e che erano ben tenuti. Uno degli scheletri testimoniava infatti che il gatto si era fratturato il femore e che questo era stato curato.
E così, mentre in Europa i gatti venivano sterminati in quanto ritenuti vettori della peste ed in combutta col diavolo, lasciando così campo libero ai topi ed alla pestilenza, ad Istanbul venivano curati e nutriti.
Istanbul diventa il regno dei gatti
A rendere la metropoli turca la capitale del regno dei gatti ha sicuramente contribuito la sua antica storia portuale.
Le navi mercantili giungevano nei porti di Istanbul cariche non solo di mercanzia ma anche di gatti per tenere i topi lontani dalle derrate alimentari. I gatti, così come i marinai, scendevano a terra mescolandosi letteralmente con la popolazione felina locale.
Furono arrivi provvidenziali, soprattutto quando gli ottomani costruirono i primi sistemi fognari ed i gatti si rivelarono ancora una volta utili per cacciare i roditori.
E poco alla volta divennero familiari anche nelle biblioteche e nelle abitazioni sempre allo scopo di tenere lontani i topi, noti sgranocchiatori di carta e di legno oltre che di cibo.
Brutta la vita per i topi ad Istanbul insomma.
In epoca ottomana i gatti divennero definitivamente parte integrante del tessuto cittadino. Venne istituita la figura dei mancacı che avevano il compito di nutrire gatti e cani randagi. I gattari in versione ottomana per capirci.
I mancacı sono tornati durante il primo lockdown del 2020 sotto forma di addetti comunali. Con gli abitanti costretti in casa, i ristoranti chiusi e l’assenza di turisti le amministrazioni dei vari distretti di Istanbul si sono preoccupate di fornire acqua e cibo agli animali di strada.
I sultani adoravano i gatti.
Primo fra tutti Adbulhamid ll che si narra avesse nel palazzo di Yildiz 1500 gatti.
Il suo preferito era un gatto d’Angora bianco dal nome Ağa Efendi che pare si fosse talmente immedesimato nel ruolo di felino reale da mangiare solo se imboccato con una forchetta.
I gatti e l’Islam
Se uccidi un gatto e vuoi evitare l’inferno, devi costruire una moschea per essere perdonato da Dio
Recita più o meno così uno dei tanti detti turchi.
I gatti hanno un rapporto privilegiato con l’Islam. Non sono considerati impuri e difatti non di rado si possono vedere gironzolare indisturbati nelle moschee anche durante la preghiera.
Hanno fatto il giro del mondo qualche anno fa le immagini dell’imam della storica moschea Aziz Mahmud Hüdayi nel distretto di Üsküdar che coccola dei gattini.
Portati nel luogo di culto dalla mamma, uno alla volta per la calotta, ne sono diventati gli ospiti speciali ed ora potete vederli rotolarsi sul pavimento accanto ai fedeli durante la preghiera.
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Per 16 anni una gattona strabica di nome Gli è stata la regina indiscussa di Hagia Sofia.
Una influencer da 120 mila follower su Instagram, ricercatissima per una foto da chiunque visitasse lo storico luogo.
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Una tale star da rubare letteralmente la scena ad Obama durante la sua visita a Santa Sofia nel 2009. L’allora presidente degli USA non potè fare altro che tributare gli onori a sua maestà Gli come tutti i comuni mortali.
La gattona è venuta a mancare a novembre del 2020 poco dopo il ritorno di Hagia Sofia a moschea e della sua morte ne hanno dato il triste annuncio testate giornalistiche e persino il governatore di Istanbul sul suo profilo twitter.
I gatti come segno di fede
Lo stesso Maometto aveva una passione per i gatti espressa anche in un suo hadith: “L’affetto per i gatti fa parte della fede”.
E tante sono le storie che riguardano i felini ed il profeta che, tra l’altro, aveva una gatta di nome Muezza che teneva in braccio ed accarezzava anche mentre predicava.
Le storie delle affinità tra Maometto ed i gatti hanno contribuito indubbiamente ad elevare al rango di star questi morbidi pelosetti.
Si narra che un gatto abbia salvato il profeta dal morso di un serpente e che questi l’abbia accarezzato sulla schiena donando all’animale la capacità di atterrare sempre sulle quattro zampe ma anche che una volta, piuttosto che svegliare un gatto che si era addormentato sulla manica della sua veste, Maometto abbia preferito tagliarla.
Prossimo passo Hollywood?
Ok, forse sto esagerando un tantino ma dovete sapere che sui gatti di Istanbul è stato girato anche un docufilm che ha partecipato a diversi festival internazionali.
Kedi, che in turco vuol dire proprio gatto, è il nome di questo documentario che ritrae la vita di sette delle migliaia di gatti che vivono tra le strade di Istanbul e racconta la perfetta integrazione con l’ambiente e le persone che si prendono cura di loro.
Una storia di amicizia e di amore reale che ha consolidato ancora di più l’idea di Istanbul quale città dei gatti per antonomasia.
Non è un documentario naturalistico ma un viaggio nella vita e nelle personalità dei gatti raccontati sullo sfondo di una Istanbul come non l’avete mai vista.
C’è la gelosa Psikopat, nome omen, che fa passare l’inferno al povero compagno non appena si avvicinano altre gatte o il giovane Deniz che stazione tra le bancarelle del mercato di Feriköy. C’è anche il gourmand Duman, amante del buon cibo, a cui basta dare una zampettina alla vetrina per ottenere prelibatezze dai ristoratori.
Istanbul, la metropoli che ama i gatti
Dove incontrarli ad Istanbul
Per trovare i gatti ad Istanbul non bisogna fare grandi sforzi, anzi! Sono nei negozi, comodamente accovacciati su pile di tappeti, distesi al sole sulle panchine dei giardini.
Potete essere più che sicuri che saranno loro a trovare voi non appena vi siederete in un qualsiasi café o ristorante all’aperto. In men che non si dica ve li ritroverete a strusciarsi tra le gambe per estorcervi subdolamente cibo con il loro tenero sguardo.
I gatti del Ponte di Galata
Se volete però andare sul sicuro (e godervi anche un panorama tra i più suggestivi della città) potete affacciarvi sul Ponte di Galata che collega la Istanbul ottomana con i suoi palazzi imperiali, il centro storico e le antiche moschee, al distretto di Beyoğlu.
È qui che, sorseggiando un çay ed addentando un simit con vista sui minareti e sul via vai di traghetti, potrete osservare i gatti che furbescamente scivolano tra le gambe delle centinaia di pescatori, stipati spalla a spalla sul ponte con le canne da pesca, per poi fuggire con acciughe orgogliosamente strette tra i denti.
I parchi dei gatti
Nel distretto di Kadiköy nella Istanbul asiatica c’è un delizioso parco che si estende lungo la riva del Mar di Marmara. È il Fenerbahçe Park, luogo amato dai residenti per trascorrere giornate di relax nei tanti café in riva al mare e fare pic nic. A renderlo famoso non è solo il fatto di essere un’oasi silenziosa ma anche di essere popolato da decine di socievoli gatti, tanto da essere chiamato anche il parco dei gatti.
Nell’elegante quartiere di Nişantaşı, l’unico tra l’altro con una funivia ad Istanbul, si trova invece il Maçka Park, uno dei più grandi spazi verdi della zona in cui spesso si tengono concerti. Circondati da busti di governanti e sultani ed alberi secolari vi basterà sedervi su una panchina affinchè uno tra le dozzine e dozzine di gatti che popolano il parco vi sieda sulle gambe.
Il gatto icona
A Ziverbey sempre nel distretto di Kadiköy potete trovare la statua in bronzo in onore di Tombili, la gatta del quartiere divenuta famosa per una curiosa foto che la ritraeva nella versione felina di Paolina Bonaparte del Canova.
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Gli abitanti del quartiere alla sua morte hanno voluto ricordarla in quella posa rilassata e strafottente che era il suo segno distintivo.
Dicono che i gatti abbiano sette vite, ma alcuni gatti, Tombili docet, vivono per sempre.
Ad Efeso altrettanto i gatti spadroneggiano!
https://www.iskultur..com.tr/cats-of-ephesos. aspx
Sì, lo so. In tutta la Turchia a dir la verità, non solo ad Efeso.
Come abbiamo già detto in qualche vecchio commento la Turchia e soprattutto Istanbul ci ha sempre incuriosito, ma grazie ai tuoi racconti “insoliti” questa terra ci sta conquistando articolo dopo articolo!
Sapevamo di questo forte legame tra i cittadini di Istanbul e i gatti che popolano ogni angolo di questa iconica città!
Come al solito complimenti per i tuoi post!
Grazie ragazzi, sempre gentilissimi. Mi piace portare i miei lettori a scoprire i luoghi sotto altri aspetti e sono felice quando li incuriosisco!
Ho diviso la mia vita per 7 anni con un meraviglioso e altezzoso Angora Turco ❤️
Innatamente sultano, immagino ^_^
Assolutamente, e non solo i portieri di un albergo, i gatti un giorno conquisteranno IL MONDO!!! Scusami l’esaurimento, ma io regredisco in presenza di baffi, orecchie e coda 😀 Vallo a chiedere ai gatti di oggi il contributo civico che nei secoli hanno dato i gatti di Istanbul, ma quali topi! La paga è troppo bassa (oggi i gatti hanno i sindacalisti) 😀 E quindi hanno previsto una figura professionale, il famoso posto fisso in comune per accudire i gatti randagi? Ma è il lavoro dei sogni! Non conoscevo tutte queste curiosità, non conoscevo le celeb feline di Istanbul, e nemmeno sapevo della considerazione musulmana nei confronti del gatto. In questo l’islam è decisamente più civile del cristianesimo, che come hai giustamente detto lo ha braccato e sterminato ritenendolo satana in pelliccia (soprattutto quelli neri)! Un enorme motivo in più per visitare questa città speciale! Immagino un’eventuale telefonata in viaggio con i miei: “ti piace Istanbul, che stai visitando?” e dall’altro capo del filo: “Meowrrr….purrrrr” 😛 Grazie per questo post, sto facendo le fusa! 🙂
In alcuni quartieri ho visto anche delle ciotole per acqua e cibo tutte uguali e con un logo, non ho capito se siano state messe dal comune o da qualche associazione. Fatto sta che veramente sono dappertutto ed il legame con la città è evidente. Bello ora conoscerne anche la storia. La statua alla fine mi ha ammazzato 😀
Sai che mio marito mi prende in giro su sta storia dei gatti? Mi spiego: amo i gatti, li adoro e non perdo occasione per giocarci. Se posso li fotografo e sembra che lo capiscano e mi vengono dietro. L’ultimo, giuro, si è presentato alla biglietteria di Ercolano, tra l’ilarita generale, pretendendo la mia attenzione. Vuoi che i gatti non siano un motivo in più per amare la Turchia?
Sai che mio marito mi prende in giro su sta storia dei gatti? Mi spiego: amo i gatti, li adoro e non perdo occasione per giocarci. Se posso li fotografo e sembra che lo capiscano e mi vengono dietro. L’ultimo, giuro, si è presentato alla biglietteria di Ercolano, tra l’ilarita generale, pretendendo la mia attenzione. Vuoi che i gatti non siano un motivo in più per amare la Turchia?
Mi ha ricordato molto Atene, dove ci sono gatti praticamente ovunque. Anche in quel caso sono ben tenuti, e più volte ho visto diverse persone scendere in strada con scorte d’acqua e croccantini per sfamare questi randagi. E poi in realtà più che randagi sono “spiriti liberi” in questi casi. Il gattone dell’albergo assomiglia tantissimo a quello che è stato il mio adorato micione per quasi 15 anni 🙂